giovedì 18 agosto 2011

La macchina mangia pensieri..

"Il quattro andiamo a vedere Vasco a Torino" "Non mi è mai piaciuto tanto, solo qualche canzone" "Ma è il cantante italiano metallaro d'eccezione" "Solo perchè è l'unico, questo non vuol dire che sia bravo, ci sono altri modi per essere patriottici" SOtto al sole d'agosto, su di una spiaggia ai piedi della meravigliosa Populonia, si scambiarono opinioni di gusto discutibile, ma sotto il sole, così forte e dopo qualche birra Moretti tutto può diventare possibile, ogni argomento può resciuscitare i morti, anche se Carla, dentro di se sapeva e pensava, ridendo con le cellule, che erano discorsi superflui, senza ne capo ne coda, solo la stoccata sul senso patriottico era qualcosa di serio, tutto il resto banalità, ma le accettava tranquilla, era la mare, in spiaggia, al sole, cosa poteva voler di più? Discorsi particolareggiati?, Pesanti, carichi di oggetti di mistero e trasformazioni ideologiche? Niente di tutto ciò, se fosse stato per lei, avrebbe dormito per cinque giorni di fila, senza sentire e dare ascolto a nessuna voce del Mondo, per non sentire il Mondo, solo occhi chiusi e cervello staccato; a volte immaginava che in un futuro s'inventasse la macchina mangia pensieri, una sorta di camera iperbarica o i-pod tascabile, questo particolare estetico e funzionale sarebbe dipeso solo dall'inventore a lei non inetressava la forma, in cui appoggiare delicatamente il cranio e basta, il vuoto, dove non si sarebbe pensato a nulla, non una sorta di viaggio tridimensionale in un altro spazio o visioni allucinogene, no, niente di tutto ciò, solo vuoto, così perfetto, disteso sciolto nel liquido che scorre nel cervello e mentre pensava a questo sentiva il benessere del sogno realizzarsi in tempo reale, e se stava con gli occhi dischiusi e la testa reclinata verso l'alto in posa di ricezione, come quando si è seduti e si sta per baciare una persona che arriva da dietro e si ricurva dolcemente su di noi, con le labbra calde di passione e voglia, mentre tu, non vuoi nient'altro che pace. Pensava anche a questo, che a volte era una tortuna fare sesso, non tanto per l'atto, perchè poi le piaceva e tanto, ultimamente lo stava facendo sulla lavatrice, stava sperimentando la centrifuga senza avere risultati eccellenti, ricordando a malincuore di non essere nata anni prima, quando con quei marchingeni potevi saltare sul serio, ora sono tutte silenziose, distaccate dalla quotidianità, fanno il loro compito in silenzio, come schiavi che non devono lamentarsi; comunque non s'arrendeva e tra il lavandino e la lavatrice ci dava dentro, ci stava anche comoda ma era il momento prima, quell'attimo che fa scattare la molla che era da tempo a non partire, non sapeva bene cosa accadeva, però continuava ad essere distratta dai suoi lungimiranti e a volte inutili pensieri e tutto passava nel secondo piano, ecco perchè sognava ardentemente quella macchina mangia pensieri. Sapeva benissimo quanto bello fosse far l'amore, ma davvero, era stanca di ogni cosa, di ogni piccolo particolare che la portasse sulla Terra, forse stava viaggiando alta, verso quello che si diceva la nuova era di liberazione, sta di fatto che a volte non ci capiva più nulla e si trovava a grattarsi il capo cercando un punto d'incontro, oppure, si lasciava andare e fumava qualche canna o delle pipe d'erba o d'hashish, per distendersi, lasciarsi andare, dimenticare e questo piacere sensibile dato dal fumo aspirato le donava percezioni sensibili che la mettevano anche a disagio verso gli altri, perchè in quei momenti era nella sua macchina mangia pensieri e nessuno la interessava, solo i baci con la lingua che dava al suo ragazzo, ma erano coccole docili, intense e poi, piano piano, quando tutto ritornava ad avere i suoi colori naturali, si stendeva nel suo letto, sotto la zanzariera, protetta da ogni disturbo possibile e si conciliava con il mondo, con le pene della giornata, con la persona che l'aveva sorpassata in tangenziale tagliandogli la strada o quella che le stava attaccata al culo per sorpassarla, si conciliava con i suoi avi, i suoi familiari che un tempo erano stati assenti, si conciliava con suo fratello che ormai non le faceva più paura ma che dentro di se, sapeva bene che la paura e la violenza provata non l'avrebbero abbandonata mai e si conciliava anche dal suo uomo distratto che dimenticava ogni cosa, dalle cartine per il tabacco a quello che voleva mangiare appena dopo chiuso il menù e pensava che lei non doveva ricordargleilo per non finre come quelle donne che inseguono i sogni degli altri, Roberto doveva cercare di sforzarsi, di arrangiarsi, ma era buono, bravo e si amavano, queste erano solo paranoie destinate alla macchina mangia pensieri, dopo, in silenzio, si concilava con se stessa, dimenticandosi chi fosse, lasciandosi trasportare nelle ombre del vento notturno per un buon sonno ristoratore, verso la meta cercata tutto il giorno, il silenzio dei sensi.

Marusca Leali

2 commenti:

sabby ha detto...

allora sono due blog???

Marusca Leali ha detto...

QUESTO è DI UNA MIA CARA AMICA E COME VEDI SI POSSONO POSTARE LE PROPRIE IDDE, OPINIONI ECT..

Io come Pollock