mercoledì 22 gennaio 2014

SENTIRSI NULLA

E' passato un anno, e gli avvenimenti sono navigati e poi svaniti con Zeffiro,  ora tutto sta rallentando e finalmente riesco a intravedere ciò che voglio riprendere, anche se prima ce l'ho sempre avuto in mente, poco serviva ricordarmelo, tanto non avrei potuto.
Ci si rende conto, a volte appena in tempo, di fermarsi e concedersi vita, vita allo stato puro, mi manca la mia solitudine disordinata, il mio restare ferma a pensare, senza dover condividere per forza i miei pensieri, senza dir nulla a nessuno, solo io e niente altro, ci si dimentica facilmente di quell'involucro di carta, di membrana sottile che ci separa dagli altri e a volte ci si fa sfondare l'anima per puro altruismo, poi, con calma, o con isteria blasfema, ciò che succede più spesso a me che non riesco ad essere il loto in persona, ci si riduce a recuperare i pezzi e con del vinavil ricomporsi.
Non mi sento persa, oddio, magari ho qualche problema fisico, una lieve pancia molle ma sono più seghe mentali quelle che mi faccio per il fisico che vere situazioni catastrofiche, mi sento vuota, senza me, senza il mio sito dove scrivevo e leggevo, senza il tempo per poter andare in studio a dipingere, vago senza meta in me stessa, cercando di incollarmi addosso quello che ero, penso al grumo di sangue che ho creato e a quanto lo ami, penso spesso anche all'altro grumo di sangue, creato e morto in utero, penso a quanto amo anche lui e a quanto mi dispiace che non sia esistito al di fuori di me, una lacuna insondabile, un enorme desiderio di sparire mi prende quando ci penso, ciò che più mi fa rabbia è il senso stronzo di chi si dimentica o di chi da per scontato che avendo un altro figlio il ricordo sepolto debba restare tale, che stupida bassezza e ignoranza, il pensiero resta sempre vivo e sveglio.
Mi piace starmene qua a scrivere è tanto che non lo faccio, lascio stralci di me sul taccuino, finalmente l'ho cambiato, non ero riuscita più a cambiarlo dalla morte del mio primo figlio e non sarei mai riuscita a finirlo se non come ho fatto, strappando quelle ultime cinque pagine che mi separavano dalla fine, chissà se è stato un gesto giusto, perchè quando lo vedevo, mi passava la voglia di scrivere sapendo che come prima poesia c'era quella scritta in ospedale, Chi Aspetterà, con cui ho vinto un premio poetico ed ora, quando vedo il quaderno nuovo, penso che non ho avuto il coraggio di finire il mio dolore, penso siano altre seghe mentali di una a cui le manca solo il tempo per concedersi qualche minuto di riflessione sarcastica e sofisticata, una donna a cui manca essere frivola nel concedersi momenti di magia, mi manca urlare alla Luna e so che posso farlo ancora, so che questo tempo è breve, è il tempo necessario ad un nuovo essere di potersi, in minima parte, arrangiare e devo solo portare pazienza e trovare per me minuti giornalieri che mi permettano di non sentire troppo la mia mancanza  e così, di non accusare nessuno del mio sentirmi nulla.

venerdì 24 maggio 2013

24/05/2013

.. e la primavera che quando arrivera' sara' gia' estate in mezzo a questa pioggia..

giovedì 27 settembre 2012


Su mia madre..

Penso che lei sia sempre stata al di là dell'amore per se stessa, come quando dovette decidere di sposarsi, non lo fece perchè aveva trovato il grande amore o perchè era incinta, lo fece per dispetto alla famiglia di mio padre, che a quanto ne so, fecero di tutto per eliminare il malocchio che lei gli aveva teso, mia nonna, con i suoi occhi verdi e grigi, come un temporale che s'imbatte nel lago, caldi e profondi come l'oscurità delle sue acque, era arrivata al punto di portarselo con se in Francia, quando si recò per salutare la sua povera madre morta, per farlo benedire, ma fu tutto vano, ora mai il dado era tratto e lei se lo sposò, senza amore, solo per l'arroganza di portarlo via ad una vita migliore, da egoista e donna sola che ora si ritrova, come allora, non pensò a se stessa, a quanto sarebbe potuta essere felice con l'uomo giusto, no, penso solo al male e al dispetto che avrebbe creato nel cuore degli altri, tirandosi la zappa sui piedi e facendosi un gran male, godendo di quegli attimi in cui li avrebbe guardati negli occhi dicendosi: "Ce l'ho fatta, avete visto, ha scelto me"!, ma le scelte hanno le loro spine e queste già ardevano di fuoco ancor prima di spuntare tanto che mia madre, con il passare del tempo si ritrovò sempre più infelice e sempre più scarnita, all'età di ventinove anni, la mia di ora, la si vede in una fotografia, era il suo compleanno, triste e stufa, attorniata da bambini suoi e nipoti felici, pronta, già allora, a mollare tutto, ad abbandonare tutti, per andare alla ricerca di quello che il suo disprezzabile orgoglio gli impedì dieci anni prima, il vero amore, la felicità, nel corso degli anni come scusa all'abbandono la sentiì più e più volte dirmi: "Dovevo cercare me stessa, dovevo farmi la mia vita" mai una volta ammise ciò che la spinse a rovinarsela, mai ammetterà che il suo intrepido cuore duro e occhi di marmo sia stati la causa della sua infelicità e della sua solitudine, penso che non riuscirà mai a scoprire ciò che realmente è, perchè si cela dietro a dei castelli di carta raccolti dal vento e posati sulle sue labbra che altro non dicono se non scuse e delitti che altri le hanno fatto, mai una volta si è abbassata a chiedere perdono, perchè la cattiveria di cui è intrinseca fino al midollo più oscuro del suo involucro non glielo permette e la fa godere di questo aspetto, gode guardando le persone che vengono derise, le cameriere di un bar da maltrattare, le commesse da insultare, la gente da usare per i propri scopi vitali.
Una sanguisuga direi, che s'attacca nel momento del bisogno per non morire e poi, lenta lenta darti il colpa di grazie quando meno te lo aspetti, tra capo e collo, lasciandoti con un pugno di mosche in mano e tanto ancora da imparare sulla fiducia, sui caratteri e sulla verità degli uomini.
Sembriamo tutti angeli agli occhi di chi per un momento si avvicina a noi, mentre dentro coviamo alter eghi nascosti e meno noti degli aspetti positivi che crediamo di possedere, forse, se avrebbe ascoltato davvero il suo cuore non avrebbe passato gli ultimi cinquant'anni a vivere così, in malo modo, ferendo e lasciando sanguinare le sue vittima, ma raccogliendo e asciugando le lacrime che ha fatto versare, ma la sua maschera è ormai talmente fitta che la goduria, la lussuria che prova a vedere soffrire è più forte del sentimento pacifico che alberga nel suo interno, diventerà come sua madre, vivendo sola, vecchia, in un appartamento comunale con qualche d'uno che le porta il cibo a casa, preriscaldato, vedendo l'unico figlio che gli è rimasto, che la cura per avere da lei qualche soldo, come lei sta facendo or ora con la sua, spillando linfa economica per far si che qualcuno si occupi di te e ti stia accanto.
Cani che si mordono la coda e sanguinano e si fottono fra di loro, miscelando le loro anime spente in un garbuglio osceno di vite che si ripeteranno, ma se tutto va bene, la cosa dovrebbe finire lì, se figli miei o di parenti non prendono il loro dna tutto sarà finito con loro tre, ma sarà una cosa lunga perchè mio fratello ha solo trenta quattro anni e la vita è lunga..
Leali Marusca.

venerdì 25 maggio 2012

CONTAGIO D'AMORE

Nel ventre ti porto,


mio adorato

contagio d'amore.



Dormi in piccoli

involucri carta,

come fiori

di loto,

a volare sull'acqua,

verde di stagno.



E quel colore assopito,

d'energico richiamo,

ti desta un attimo,

ad uscire

dal siero bianco,

per udire ciò che le mani

accarezzano.



Figura forte di donna,

che asciuga le tue lacrime

stanche,

pronta al dolce richiamo

di specchi,

che genetici, fotocopiano il viso..

lunedì 12 marzo 2012

12 marzo 2012

Arriva la primavera..
E c'e' aria di cambiamento.. obbligato, cercato, creato.

mercoledì 31 agosto 2011

Bellissima scultura di pietra..


L'Anima limpida


nel suo essere liquida,


vaga nell'acqua di onde,


trasportando il ritmo fioco


del palpito che in gola


si spegne.



Concetto contorto di ossa,


che fuggono all'anima,


in paura fatica,


invidiando la liberazione


che trasporta lontano


dalle rive,


la piccola luce.



Ti vedrò calare


nelle ombre assolate,


chiamarti al chiarore del cielo


servirà a restare vicina,


mentre crescerà,


la vita,


lontana da te,


bellissima scultura di pietra.



Così vera, da galleggiare


fra il salto di pesci,


nel Lago di specchi


colmo del tuo Universo percorso.



Lasciandoci addosso,


la certezza delizia,


del vivere eterno.




Leali Marusca..



giovedì 18 agosto 2011

La macchina mangia pensieri..

"Il quattro andiamo a vedere Vasco a Torino" "Non mi è mai piaciuto tanto, solo qualche canzone" "Ma è il cantante italiano metallaro d'eccezione" "Solo perchè è l'unico, questo non vuol dire che sia bravo, ci sono altri modi per essere patriottici" SOtto al sole d'agosto, su di una spiaggia ai piedi della meravigliosa Populonia, si scambiarono opinioni di gusto discutibile, ma sotto il sole, così forte e dopo qualche birra Moretti tutto può diventare possibile, ogni argomento può resciuscitare i morti, anche se Carla, dentro di se sapeva e pensava, ridendo con le cellule, che erano discorsi superflui, senza ne capo ne coda, solo la stoccata sul senso patriottico era qualcosa di serio, tutto il resto banalità, ma le accettava tranquilla, era la mare, in spiaggia, al sole, cosa poteva voler di più? Discorsi particolareggiati?, Pesanti, carichi di oggetti di mistero e trasformazioni ideologiche? Niente di tutto ciò, se fosse stato per lei, avrebbe dormito per cinque giorni di fila, senza sentire e dare ascolto a nessuna voce del Mondo, per non sentire il Mondo, solo occhi chiusi e cervello staccato; a volte immaginava che in un futuro s'inventasse la macchina mangia pensieri, una sorta di camera iperbarica o i-pod tascabile, questo particolare estetico e funzionale sarebbe dipeso solo dall'inventore a lei non inetressava la forma, in cui appoggiare delicatamente il cranio e basta, il vuoto, dove non si sarebbe pensato a nulla, non una sorta di viaggio tridimensionale in un altro spazio o visioni allucinogene, no, niente di tutto ciò, solo vuoto, così perfetto, disteso sciolto nel liquido che scorre nel cervello e mentre pensava a questo sentiva il benessere del sogno realizzarsi in tempo reale, e se stava con gli occhi dischiusi e la testa reclinata verso l'alto in posa di ricezione, come quando si è seduti e si sta per baciare una persona che arriva da dietro e si ricurva dolcemente su di noi, con le labbra calde di passione e voglia, mentre tu, non vuoi nient'altro che pace. Pensava anche a questo, che a volte era una tortuna fare sesso, non tanto per l'atto, perchè poi le piaceva e tanto, ultimamente lo stava facendo sulla lavatrice, stava sperimentando la centrifuga senza avere risultati eccellenti, ricordando a malincuore di non essere nata anni prima, quando con quei marchingeni potevi saltare sul serio, ora sono tutte silenziose, distaccate dalla quotidianità, fanno il loro compito in silenzio, come schiavi che non devono lamentarsi; comunque non s'arrendeva e tra il lavandino e la lavatrice ci dava dentro, ci stava anche comoda ma era il momento prima, quell'attimo che fa scattare la molla che era da tempo a non partire, non sapeva bene cosa accadeva, però continuava ad essere distratta dai suoi lungimiranti e a volte inutili pensieri e tutto passava nel secondo piano, ecco perchè sognava ardentemente quella macchina mangia pensieri. Sapeva benissimo quanto bello fosse far l'amore, ma davvero, era stanca di ogni cosa, di ogni piccolo particolare che la portasse sulla Terra, forse stava viaggiando alta, verso quello che si diceva la nuova era di liberazione, sta di fatto che a volte non ci capiva più nulla e si trovava a grattarsi il capo cercando un punto d'incontro, oppure, si lasciava andare e fumava qualche canna o delle pipe d'erba o d'hashish, per distendersi, lasciarsi andare, dimenticare e questo piacere sensibile dato dal fumo aspirato le donava percezioni sensibili che la mettevano anche a disagio verso gli altri, perchè in quei momenti era nella sua macchina mangia pensieri e nessuno la interessava, solo i baci con la lingua che dava al suo ragazzo, ma erano coccole docili, intense e poi, piano piano, quando tutto ritornava ad avere i suoi colori naturali, si stendeva nel suo letto, sotto la zanzariera, protetta da ogni disturbo possibile e si conciliava con il mondo, con le pene della giornata, con la persona che l'aveva sorpassata in tangenziale tagliandogli la strada o quella che le stava attaccata al culo per sorpassarla, si conciliava con i suoi avi, i suoi familiari che un tempo erano stati assenti, si conciliava con suo fratello che ormai non le faceva più paura ma che dentro di se, sapeva bene che la paura e la violenza provata non l'avrebbero abbandonata mai e si conciliava anche dal suo uomo distratto che dimenticava ogni cosa, dalle cartine per il tabacco a quello che voleva mangiare appena dopo chiuso il menù e pensava che lei non doveva ricordargleilo per non finre come quelle donne che inseguono i sogni degli altri, Roberto doveva cercare di sforzarsi, di arrangiarsi, ma era buono, bravo e si amavano, queste erano solo paranoie destinate alla macchina mangia pensieri, dopo, in silenzio, si concilava con se stessa, dimenticandosi chi fosse, lasciandosi trasportare nelle ombre del vento notturno per un buon sonno ristoratore, verso la meta cercata tutto il giorno, il silenzio dei sensi.

Marusca Leali

giovedì 30 giugno 2011

Thank

Grazie per le stupende parole dedicate, valgono più delle lacrime versate e del dispiacere affranto, che s'infuoca nel margine che gli resta da vivere..il fiato è tornato a respirare normalmente senza gemiti malinconici, solo l'idea di lui vaga ancora nella memoria e dolore compare talvolta a ritrovarmi china, col capo schiacciato in lunghi lamenti, ma nulla è come prima e la vita mi morde il sedere, a dirmi che non è finita..

mercoledì 29 giugno 2011

L'ANDATA..

Salve a tutti, lunedì mi ha lasciato uno dei miei maestri di disegno, anzi, il maestro di disegno, colui che mi ha insegnato l'arte della prospettiva, della matita, della seppia e del carboncino ed anche qualche trucco per dissimulare forme nella pittura ad olio e tanto, tanto, tanto altro, di seguito solo un piccolo ringraziamento a quest'uomo che non voleva morire e me lo diceva in continuazione, ogni volta che andavo da lui, mi lacerava l'anima con le sue frasi in dialetto bresciano, "voe mia morer", "io non voglio morire", ed io gli raccontavo la storia del Verga, di Mazzarò ma, come, infine, potevo rincuorare una persona destinata alla fine?
Nessuna storia sarebbe stata degna di quella situazione ed io, come tutti con l'impotenza in mano, me ne sono stata seduta ad aspettare..

L'andata (Ovvero la stregua agonia e partenza di Luigi Diotti)

La morte è solo la finzione
di questa vita,
che lascia la sua Terra Balorda
entrando nel mare calmo
di nuove scoperte.

E' l'anima stanca
di aver già visto
che cede alla tentazione
di vedere altro,

così, percorre il lastricato
Oceano Pace,
abbracciato ai suoi perchè
e alla sua smania di respiro,
giocando con l'amica morte
alla prospettiva migliore,

affiatandosi, per il cammino desto,
che non allude a paura;
spinto solo,
dalla curiosa necessità,
di vivere ancora..

Leali Marusca..

Io come Pollock